Prima di cominciare un paio di premesse a questo mio diario:
1- perché scriviamo queste note ? Per rispondere a una richiesta di p. Andrea, attuale priore della comunità dei Rimedi. Credo sia utile, come tenere aggiornati gli amici di tutto quello che accade, a prescindere dalla guerra, perché credo che questo risponda alla urgenza di comunicare il vangelo, la mia pretesa è che la mia vita sia annuncio del vangelo, missione, anche scrivendo, come hanno fatto prima di me tanti altri. Quindi servizio ecclesiale rivolto a tutti su basi diverse: di fede battesimale, di fraternità carmelitana, di amicizia, messaggio a credenti e non per dire: una persona di fede, un carmelitano vive così! Sente così, pensa così, agisce così …
E poi 2-dove e quando inizia tutto questo discorso, perché sono qui ora ad Haifa? sono qui per imparare un po’ di arabo, è un passaggio per Bagdad dove ho dato la disponibilità di servire il Signore, la Chiesa, l’ordine. Fuga? Turismo spirituale? Esibizionismo? Potrebbe essere, vedremo, ma non credo, comunque su questa domanda ci ritorneremo di tanto in tanto.
Padre Saverio Cannistrà rivolgeva a i frati della provincia veneta questa domanda nell’ incontro del 5 ottobre 2023 che ho seguito on line. Più o meno così: Come raccontereste la vostra vita religiosa di frati carmelitani?
Io la racconterei con le parole della lettera di disponibilità per l’Iraq scritta al p. Miguel: “essere un segno del mistero dell’incarnazione” per il mondo, per i cristiani perseguitati, sfiduciati, in oriente e in occidente. Io mi racconto così. Nella storia dell’Ordine in oriente ci sono figure straordinarie e tra queste ci voglio essere anche io. Perché mi dicevo, certe cose le dobbiamo solo leggere nei libri, nei racconti delle vite degli altri?… ma a condizione, è chiaro, che sia “solo un segno” un indizio che sulla terra c’è ancora vita. C’è ancora fede. Il granello di senape grande quando un granellino di polvere. Se esagero “mi correggerete”, in ogni caso, d’accordo anche con p. Miguel, l’anno ad Haifa sarà anche una verifica, perché non vi è dubbio che non manchino motivi per pensare che questa sia una pazzia. E qui condivido con voi questa la lettera di disponibilità per l’Iraq inviata a p. Miguel e il testo che recentemente ho inviato ad un amico Miguel Navarro, in procinto di pubblicare un suo lavoro su p. Basilio di san Vincenzo e la fondazione della missione in Iraq (1623).
Quanto a pazzia, non è solo un modo di dire. A parte la ricca letteratura spirituale sul tema da san Paolo, ai mistici di tante generazioni, di oriente e occidente, ricorderei in particolare Teresa del Bambino Gesù e Madre Candida. Loro non usavano la parola pazzia come un semplice modo di dire. Per Teresa si tratta della quintessenza dell’amore di Gesù, e dell’amore della sposa. Credo ci sia bisogno di un po’ di follia per destabilizzare il quadro forse troppo ben strutturato delle nostre vite, delle nostre organizzazioni. Credo che bisogni ritrovare e restituire dignità culturale a questa parola, così scrivevo o dicevo a p. Gianni Bracchi, confratello della provincia veneta.
p. Renato della Madre di Dio Dall’Acqua OCD