Domenico di Gesù Maria nacque a Calatayud (Saragozza, Spagna) il 16 maggio 1559. Nel 1574 entrò nel convento dei Carmelitani dell’Antica Osservanza di Calatayud e qui fece la sua professione religiosa l’8 dicembre 1578. Nel 1589 passava ai Carmelitani Scalzi, ai quali si legò con i voti a Pastrana il 22 novembre 1590.
Chiamato a Roma da Padre Pietro della Madre di Dio (1604) fu aggregato alla Congregazione d’Italia nella quale esercitò l’ufficio di Preposito Generale (1617-1620).
Fu maestro dei novizi a Roma, a Santa Maria della Scala (1605), priore dello stesso convento (1608, 1611), fondatore del convento della Conversione di San Paolo (1612) (oggi Santa Maria della Vittoria). Fondò il primo convento di Carmelitani scalzi a Palermo (1610), avviando la costruzione dell’attuale Chiesa Madonna dei Rimedi.
Domenico di Gesù Maria si distinse nell’ambito della collaborazione tra i Carmelitani Scalzi e la Santa Sede per quanto riguarda i progetti missionari che in quell’epoca si stavano elaborando. Giunto in Italia nel 1604 per partecipare alla spedizione persiana, Domenico di Gesù Maria si stabilì invece a Roma, entrando presto a contatto con gli ambienti della curia. Alla morte di Pietro della Madre di Dio (1608), Paolo V gli affidò l’incarico di sovrintendente delle missioni, già ricoperto dal confratello defunto; sin dalla sua fondazione padre Domenico prese parte alle attività della Congregazione di Propaganda Fide istituita da papa Gregorio XV nel 1622.
Egli ebbe un ruolo importante anche nella diffusione dell’Ordine in Europa. I conventi carmelitani fondati nel territorio dell’Impero rispondevano ad una logica di missione tra gli eretici e di rafforzamento della presenza cattolica, soprattutto in un momento in cui l’autorità dell’imperatore, tradizionale baluardo del cattolicesimo, veniva messa in crisi.
Dopo la famosa battaglia della Montagna Bianca presso Praga l’8 novembre 1620, alla quale prese parte come cappellano militare, padre Domenico venne invitato a Vienna da Ferdinando II, del quale si guadagnò la fiducia.
Questo ascendente aprì le porte dell’Impero ai Carmelitani Scalzi e, data l’urgenza di avere religiosi riformati per restaurare la religione cattolica, permise di realizzare in tempi brevi le fondazioni di Vienna e di Praga. All’influsso di Domenico di Gesù Maria si devono ancora la fondazione del convento di Monaco di Baviera, del 1629, offerta da Massimiliano di Baviera.
Il 16 febbraio del 1630 Domenico di Gesù Maria morì a Vienna. Nel 1676 fu iniziata la sua causa di beatificazione.

LIBRO “Vita del V.P.F. Domenico di Giesù Maria carmelitano scalzo. Nella quale si descriuono le sue virtù eroiche, e le communicationi diuine.”

Sententiario Spirituale

Nel Sententiario Spirituale, pregevole trattato di vita spirituale, padre Domenico di Gesù Maria affrontando il tema dell’orazione si mostra fedele interprete dell’insegnamento di Teresa d’Avila. Anche per Domenico rimane centrale il tema dell’umanità di Cristo, perno della spiritualità Teresiana, riproposto con convinzione e abbondanti riferimenti agli scritti della Santa, in particolare Vita, capitolo 22. Presentiamo ai nostri lettori alcune pagine del Sententiario, nell’italiano del ‘600, opera ancora attuale e apprezzabile per la sua solida semplicità e chiarezza.

Meditazione della vita di Christo Signore nostro

1. I misteri della vita di Christo devono essere il pane quotidiano di coloro che vogliono vivere vita simile a lui.
2. Nei misteri del Signore sempre dobbiamo considerarlo come vero Dio e come vero uomo.
3. Nei misteri di umiltà, come sono il presepio, la croce, e simili, sempre devi considerare    sotto quella forma abietta l’altezza della divinità.
4. In questi simili misteri cavarai la maestà immensa di Dio dalle sue circostanze, come fu nel presepio dal cantar degli angioli, nella croce dall’oscurarsi il sole, e così da altre simili.
5. Considerando i misterii, dove Christo si mostra abietto, e dispregiato, lo riconoscerai per Dio, e ammirarai e venerarai quell’essersi umiliato egli tanto per tuo esempio e amore.
6. Ne i misteri del Signore, dove risplende la sua grandezza, come è la trasfigurazione, la santa resurrezione, e ammirabile ascensione, o la sua onnipotenza, ti rallegrarai con lui, e seco ti congratularai, della sua immensa maestà e gloria
7. Il fine di ogni misterio della vita del Signore, sempre è stato il farci il bene e mostrarci l’ardentissimo amore, che ci portava, e perciò ponderarai con grand’attenzione le circostanze di questo divino amore.
8. Se l’amore genera amore, e un fuoco un altro fuoco, al sicuro, se pensarai bene all’amore, che ti portò Christo, si accenderà in te questo fuoco del suo amore.
9. In tutti i suoi sacri misteri Christo pretese sempre insegnarci la virtù, onde nel meditarli devi sempre cavare alcun documento, e ammaestramento, per imitarlo fedelmente.
10. Ponderarai nei misteri della vita del Signore, il fine che ebbe in tutto quello che operò, che fu la tua redentione e salvatione, e farti partecipe della sua divinità, e gloria, e ti trovarai essere obbligato ad una gran corrispondenza e gratitudine.
11. Christo è l’albero della vita, le cui foglie ancora sono per sanità delle genti, non ci è ne i suoi misteri circostanza, per minima che sia, che non debba essere meditata con molta attenzione, per riportarne salute spirituale.
12. Il fuoco, che venne dal cielo per le orazioni di Elia, consumò il sacrificio, l’altare, le pietre, i legni, e la polvere, e l’acqua medesima, che andava intorno ad esso, così la buona meditatione medita ne i misteri di Christo tutte le circostanze di essi, benche piccole ci paiono, e da tutto cava pasto, e gusto spirituale.

Pratica Affettiva

Tra i titoli che Christo Signore nostro prese per nostra consolatione fu il chiamarsi nostro compagno, e così volse che lo chiamasse Santa Chiesa, dicendo, se nascens dedit socium, non solo perche qua conversò con gli uomini, e allora si diportò come compagno nostro, ma anco perche dopo la sua resurrezione, e ascensione, volse nondimeno restare con noi nel santissimo sacramento dell’altare, così dicendo egli: «Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consumatione saeculi».
O vero Emmanuele, che significa nobiscum Deus, Dio, che sta con noi, che ci vuol far compagnia, che la pretende, che ne gusta, che la dimanda, e tutto questo per nostro bene solamente, e per il frutto, che a noi viene di conversar con lui, e da tal compagnia, e da tale conversatione, perche egli sa benissimo, che sì come la faccia di Moisè divenne tanto maestosa, e chiara e per consortio sermonis Dei, così la compagnia di questo Signore alle anime, che sanno farsela domestica e, non può essere se non di grandissimo utile, e consolatione, cioè il considerare attentamente i suoi misteri, la sua vita, e passione, la sua dottrina, e parole, le sue attioni, e virtù.
Perciò diciamo, che uno degli esercitii principali dell’uomo, che desidera essere virtuoso, è andare in compagnia di questo Signore, conservando seco, meditando, e ruminando le cose sopradette, perche è scritto cum sancto sanctus eris; onde chi nell’oratione conversarà con Christo Signore nostro, che è fonte d’ogni virtù, non potrà essere di meno, che non abbia un gran stimolo ai fianchi, e insieme un gran aiuto per acquistar ogni virtù.
Christo nostro Signore è nostro maestro, e nostra guida, dove dunque potiamo impiegare meglio il nostro intelletto per imparare, e caminare nella via della perfettione, che in trattar spesso con questo Signore nell’oratione, prendendo a meditar hor la sua vita, hor le virtù, hor la sua passione, hor i suoi miracoli, hor la sua dottrina, e divini comandamenti, e il solo starsene anco nell’oratione, mirando devotamente il Signore facendogli compagnia, come Maddalena ai suoi piedi, e come Giovanni santo nella croce, è una oratione di grand’utile, perche da tal vista, da tal vicinanza, da tal compagnia, che bene non ci verrà? Sì che le persone, che nella via dello spirito vogliono far progresso si faccino familiare questa sorte di oratione de’ misterii, vita, passione, e dottrina di Christo Signore nostro. Disse Dio ad Abramo: ambula coram me, esto perfectus, e che altro è questo camminare avanti a Dio, che meditarlo continuamente, e conversar seco?

La nostra santa madre Teresa di Giesù grandemente desiderò ne i suoi scritti persuadere alle anime, che trattano di spirito, questa compagnia di Christo Signore nostro, e questa sorte di oratione, e trattando di alcuni, che allegano varii pretesti per darsi ad altre sorti di considerazioni più elevate a parer loro, e che lasciano la meditazione, e compagnia della sacra umanità del Signore, riferisce,  che ancora essa alcun tempo giudicava, il medesimo, e soggiunse queste parole, che serviranno per concludere questa pratica, che andiamobtrattando.

Viddi, dice la santa, che il demonio mi voleva ingannare per questa strada, e non mi ricordo mai di questa opinione, che hebbi alcune volte, che non mi paia di aver fatto un gran tradimento alla vita di Christo nostro signore, della quale io era stata sempre molto divota. È possibile Signor mio, che potè capir nel mio pensiero, che voi mi avevate da impedir maggior bene? Tengo per certo, che la causa di non approfittare più molte anime, e non arrivare a gran libertà di spirito, è per questo: e ciò per più ragioni. La prima, se perdono la guida, ch’è il buon Gesù, non accerteranno la strada poiche il medesimo dice, ch’è via, e luce, e che niuno può andare al Padre, se non per lui. La seconda, perche in lasciare l’umanità di Christo Signore nostro, per altre orazioni più elevate, pare vi vada mescolato un poco di mancamento di umiltà, e tanto nascosto, che non si senti: e chi sarà così superbo, e miserabile, che quando avesse travagliato tutta la sua vita con quante penitenze, e orazioni si può imaginare, non si trovi molto ricco, e ben pagato, quando il Signore lo consenta, stare al piè della croce con san Giovanni? La terza, io ho mirato in alcuni santi gran contemplativi, e non andavano per altra strada. Miriamo al glorioso san Paolo, che non se gli cadeva mai dalla bocca, Iesus, san Francesco dà mostra di questo con le piaghe, sant’Antonio di Padova con il bambino Gesù, san Bernardo, e santa Caterina da Siena con la santissima umanità del Signore, come se la passavano bene. La quarta ragione, noi altri non siamo angeli, ma habbiamo

corpo, hor dunque, perche vogliamo farci angeli, vivendo ancora in terra? Oh che buono appoggio è Christo, e che buona compagnia. Poiché lo vediamo, huomo e con fiacchezze, e travagli, e facendo un poco di buona usanza, ci troviamo facilmente con sì buono amico presente, e con sì buon capitano, il tutto si può sopportare. Al fine io ho visto chiaro che per contentar Iddio, e che ci faccia gran gratie, vuol che sia per mano di questa umanità sacratissima: molte volte l’ho veduto per esperienza, e il Signore me lo ha detto, e così non si deve cercare altra strada, ancora che stessimo nella cima della perfettione. Fin qui sono parole della santa Madre, gran maestra dell’oratione. Procurasi dunque di far molto familiare nell’oratione queste materie, che habbiamo appuntamento, di cavarne gl’affetti, e sentimenti ivi accennati, e non lasciamo queste sante meditazioni, e considerazioni, se vogliamo far profitto nella via spirituale. Accompagnamoci con Christo, apprendiamo da lui, e cerchiamo conformare la vita nostra con la sua, le nostre attioni con le sue, e vivere a suo modo. Ritroviamo scritto in Iob: «Numquid iustificari potest homo comparatus Deo?» E è scritto bene, che il voler l’uomo paragonarsi a Dio, e esser simile a lui, non è la strada per giustificarsi, ma per perdersi e insuperbirsi, e dare nell’ultimo della perdizione, e così accadè a nostri primi padri, quali persero ogni bene per volere essere simili simili a Dio, eritis sicut Dij, e la ragione fu, poiché appetirono essere simili nella grandezza della sapienza, e conoscimento del bene, e del male. Hor vedendo Dio, che per questa strada l’huomo s’era perso, volse egli medesimo farsi la strada, per la quale si guadagnasse, e facendosi huomo, si esibì a i nostri occhi per specchio di ogni virtù di patienza, di umiltà, di mansuetudine, di carità, acciò procurando esser simili a lui, venissimo a guadagnarci quello che prima avevamo perso, e procurando questa famiglianza, venissimo ad acquistare la vera giustizia e la vera santità. Cerchiamo dunque d’aver d’avanti questo specchio, conversiamo con questo Signore, che egli ci sarà medicina nelle nostre infermità, e sprone alla nostra languidezza,unguento alle nostre piaghe, dottrina ne i nostri dubii, stimolo della nostra dapocagine, e disinganno nelle nostre tenebre, consolatione nei nostri travagli, appoggio ne i nostri pericoli, e salvacondotto per arrivare alla Celeste Patria, che il Signore ci conceda.

Amen, amen, amen.

Venerabile Domenico di Gesù Maria ocd

Calatayud, Spagna 1559 – Vienna, Austria 1630

Fondatore del convento e dell’attuale santuario Madonna dei Rimedi di Palermo, primo della Riforma dei Carmelitani Scalzi in Sicilia (1610), Domenico di Gesù Maria si distinse nell’ambito della collaborazione tra la Santa Sede e i Carmelitani Scalzi in campo missionario.
Membro della Congregazione di Propaganda Fide, fondata nel 1622, ebbe un ruolo importante anche nelle missioni carmelitane in Europa.
È spesso raffigurato con l’ immagine della Adorazione dei Pastori che portava sul petto in occasione della battaglia della Montagna Bianca, presso Praga (1620), e che, recata trionfalmente a Roma, fu posta nella chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Perdurando dopo la morte la fama della santità e dei prodigi di padre Domenico, nel 1676 fu iniziata la sua causa di beatificazione. Ripresa all’inizio di questo secolo attende ancora la conclusione.

Preghiera

O  Maria,Madre del Signore e nostra Madre,

tu hai promesso al tuo servo padre Domenico:

Esaudirò le preghiere

di coloro che mi venerano in questa immagine

e concederò loro molte grazie.

Soprattutto esaudirò le preghiere

per il conforto  e la liberazione delle anime del purgatorio.

Ascolta, o Madre della grazia,

oggi vengo a te con la mia preghiera

e te l’affido con la fiducia di un bambino:

fa che essa non vada perduta.

Innumerevoli persone hanno pregato

davanti a questa immagine

e hanno trovato misericordia.

Mostra anche a me il tuo volto benevolo

e i tuoi occhi misericordiosi.

Chinati sulla mia preghiera

e benedicimi dalla tua immagine,

o benigna, o clemente, o dolce vergine Maria.

Galleria fotografica: la tomba del Ven. P. Domenico di Gesù Maria presso la chiesa dei Carmelitani Scalzi di Vienna

Madonna “Del Capo Chino”

Pittore italiano secolo XVI, Vienna, Chiesa dei Carmelitani Scalzi

L’immagine fu rinvenuta nel 1609-1610 da padre Domenico di Gesù, all’epoca era priore del convento di santa Maria della Scala a Roma. Ispezionando i locali di alcune case da poco comperate, e in via di demolizione, per ampliare il convento, il venerabile notò sotto le macerie l’immagine della Madonna, che portò nella sua cella per pulirla e farla restaurare, tenendola poi con sé. Un giorno, il religioso, pulendo il quadretto dalla polvere e non trovando altro che un fazzoletto, mentre si scusava con la Vergine, vide l’immagine animarsi e chinare il capo in segno di ringraziamento, rimanendo poi in quella posizione. La Vergine invitava padre Domenico a esprime il desiderio che avesse nel cuore, promettendogli di esaudire la sua richiesta, in ricompensa per l’amore a lei e a suo figlio. Raccomandandosi , assieme ai suoi cari, il padre domandò alla Vergine la liberazione dal purgatorio dell’anima di una persona di sua conoscenza. Padre Domenico celebrò alcune messe, offrì preghiere e buone opere per l’anima di quel defunto. Dopo alcuni giorni gli apparve Maria, accompagnata dall’anima di quel defunto, liberata dal purgatorio, facendo al religioso questa promessa: «Esaudirò le preghiere di coloro che mi onoreranno devotamente in questa immagine, e cercheranno rifugio in me, specialmente le preghiere per il conforto e la liberazione delle povere anime del purgatorio».
In seguito l’immagine fu esposta alla venerazione nella cappella della Confraternita dello Scapolare, a santa Maria della Scala a Roma. Dopo la morte del religioso (1630), su richiesta del duca Massimiliano di Baviera l’immagine fu portata a Monaco di Baviera (1631), da lì poi a Vienna dall’imperatore Ferdinando II che la ricevette in dono dai Carmelitani scalzi, in segno di riconoscenza per l’impegno profuso per la fondazione del convento di Vienna-Leopoldstadt. Dopo la morte dell’imperatore, nel 1637, l’imperatrice Eleonora, ritiratasi nel monastero delle Carmelitane scalze di Vienna, da lei fondato, portò con sé l’immagine. Alla sua morte, avvenuta nel 1655, per disposizione testamentaria, l’immagine fu donata ai Carmelitani scalzi di Vienna , che dal 1901 la custodiscono nella nuova chiesa di Vienna –Doebling.

Preghiera alla Madonna “Del Capo Chino”

O Maria, Madre del Signore e nostra Madre,
tu hai promesso al tuo servo
padre Domenico:«Esaudirò le preghiere di coloro
che mi venerano in questa immagine
e concederò loro molte grazie.
Soprattutto esaudirò le preghiere
per il conforto e la liberazione
delle anime del purgatorio».
Ascolta, o Madre della Grazia:
oggi vengo a te con la mia preghiera e te l’affido
con la fiducia di un bambino;
fa’ che essa non vada perduta.
Innumerevoli persone hanno pregato
davanti a questa immagine
e hanno trovato misericordia.
Mostra anche a me il tuo volto benevolo
e i tuoi occhi misericordiosi.
Chinati sulla mia preghiera
e benedicimi dalla tua immagine,
o benigna, o clemente, o dolce vergine Maria.