Non è un errore: oggi 9 gennaio 2024 sono in partenza da Tel Aviv per Milano, viaggio “aperto”, nel senso che prima o poi ritorno, ma intanto è di sola andata.

Vi spiego come è andata: 7 dicembre, sono a Gerusalemme per una breve visita con due confratelli libanesi e mi chiama al telefono il provinciale veneto, p. Giuseppe, che chiede ancora una volta la disponibilità per il mio rientro in Provincia Veneta per sostenere il progetto di collaborazione con la Provincia lombarda. Una richiesta avanzata fin da prima della mia partenza per Haifa. Fino ad ora, forte del sostegno del p. Generale, non avevo voluto prendere in considerazione la proposta immaginando una possibile resa del richiedente. Senza invocare il diritto canonico, almeno da un punto di vista carismatico una richiesta e un in invito alla generosità per l’Iraq da parte del Generale pensavo avrebbe dovuto trovare disponibili, prima o poi, i superiori. Senza dire che dopo 25 anni di Sicilia stentavo a comprendere come fosse ora diventata imprescindibile per la vita della Provincia veneta la mia presenza al nord. Ora però, dopo questo ulteriore invito per riavermi disponibile per l’Italia e il progetto in Lombardia, rispondo: “sono disponibile per qualunque opzione, ditemi quello che devo fare”. Sfoggio un po’ di “santa indifferenza”. Perché questo? Come dicevo, la perdurante mancanza di condivisione sulla scelta per l’Iraq da parte del provinciale veneto,  ha finito per mettermi in una situazione di disagio,  nonostante la legittimità della scelta, nonostante l’appoggio e il forte sostegno del p. Generale, inoltre la mia personale preoccupazione che questo potesse creare in qualche modo tensione nei rapporti tra i superiori generali e provinciali, mi ha fatto pensare fosse opportuno rimettere in discussione tutto. Per farla breve: mi viene proposto il trasferimento  a Monza, per una casa di animazione vocazionale, una progetto che vedrà coinvolte la Provincia veneta e quella lombarda. Chiedo di potere celebrare qui il Natale, e poi, permettetemi il paragone con i re Magi, “dopo avere adorato il Bambino”, come loro,  “fare ritorno al mio paese”. Richiesta accolta. Ho ancora un mese ad Haifa e gli impegni non mancano. C’è da completare la preparazione della messa in arabo, poi magari spiegherò il perché; in calendario c’è un incontro con la nascente comunità ocds ad Haifa su Teresa del Bambino Gesù,   un pellegrinaggio ai luoghi santi che non ho visitato, tra cui la casa di san Giuseppe a Nazareth, i saluti alle monache, alcune delle quali avevo incontrato in occasione del loro raduno di Associazione in ottobre.

Nazareth, chiesa di San Giuseppe.

Per quanto riguarda la comunicazione agli amici, preferisco attendere le comunicazioni ufficiali, anche se qualcuno ne è già presto informato. Nella comunicazione, anche ora, non sarà il caso di entrare in dettagli che non aiutano a chiarire il senso una decisione che ha una sua comprensibilità dentro una logica di vita religiosa, obbedienziale, come commentava anche p. Andrea, dove vale la massima, che se pure i superiori possono sbagliare non si sbaglia ad obbedire;

Se mi dispiace? Certo. Anche se non ne faccio una malattia. Spero di non dovere abbandonare lo studio dell’arabo; il rapporto con questi luoghi, con il Medio Oriente, si potrà mantenere anche in altri modi…ma non escudo nulla, neanche la possibilità di ritornare…. possibilista sempre.

altre foto della chiesa di San Giuseppe:

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